ALLUVIONE 20 settembre 1811, scopriamola insieme
Tutti conoscono la storia del terribile terremoto che colpì il Molise nel 1805, in pochi, invece, sono a conoscenza di un’alluvione le cui conseguenze furono forse anche più drammatiche.
Siamo venuti in possesso di un documento riguardante tale evento e crediamo sia importante renderne tutti partecipi, anche a seguito degli eventi di metà gennaio.
Riportiamo, dunque, integralmente il testo in forma originale.
[wp_ad_camp_5]
L’estratto è di una lettera proveniente da Campobasso datata 23 settembre 1811, pubblicata sul Giornale Italiano n. 284, di venerdì 4 ottobre 1811.
Tale lettera, probabilmente pubblicata sul Monitore Napoletano il 30 settembre, descrive i danni provocati dall’alluvione del giorno 20 dello stesso mese.
Campobasso, 23 settembre 1811
La giornata di venerdì 20 corrente sarà memorabile per questa provincia.
Alle 3 pomeridiane incominciò un diluvio il quale finì alle 2 della mattina del sabato seguente, nel quale intervallo si sono sentite anche alcune ripetute scosse di tremuoto (terremoto).
Le acque scendevano da’ colli e da’ monti a torrenti ed a fiumi schiantando alberi, abbattendo case, distruggendo tutto ciò che si opponeva alla loro violenza.
Una gran falda del Matese si è rovesciata sulla sottoposta pianura di Bojano. Questa città è stata quasi tutta atterrata dalla sabbia che le acque trasportavano.
Il giudice di pace chiede soccorsi di uomini e denaro per poter renderla di nuovo abitabile: tutte le provvisioni di quegli abitanti sono perdute; appena si sono potute salvare le persone, e pure qualcheduna vi è perita.
Gli stessi danni, ove più ed ove meno, si sono ripetuti in quasi tutti i luoghi della provincia, e specialmente lungo la valle del Biferno, da Bojano fino all’Adriatico.
Il Biferno si è alzato quasi sessanta palmi (un palmo valeva circa 26cm) sopra il suo letto ordinario.
Non vi è rimasto un molino, non un ponte. Lo stesso ponte di Limosani è danneggiato: il suo pilastro di mezzo che, elevato sopra un enorme macigno, pare fatto per isfidar l’impeto di tutte le acque, è stato scosso dagli alberi che portava la piena, superiore di molto al livello del macigno.
Grandissima è stata la distruzione degli animali. Sono morti molti uomini che si trovavano ne’ molini e nelle case di campagna.
E’ stata distrutta quasi interamente la vendemmia, per la metà il raccolto del granodindia; tutte le provvisioni che si serbavano nelle case di campagna sono perite.
Si crede che il terremoto del 1805 non abbia cagionato tanto danno quanto questa alluvione.
S. M. è stata altamente commossa alla dolente storia di tante sventure; e già sul rapporto di S. E. il ministro dell’interno e sulle prime indicazioni de’ fatti, trovansi a quest’ora ordinate e prese quelle prime provvidenze di benefiche cure, che saranno per gli abitanti di quella provincia un nuovo pegno del generoso amore del sovrano.
(Monit. delle Due Sicilie)