Ghiaccio artico o petrolio ed economia?

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By paolo

Ghiaccio artico o petrolio ed economia? Il dibattito sul clima globale continua…

Si è conclusa giovedì 24 la conferenza Arctic Frontiers a Tromsø, oltre il Circolo polare artico; tema: il dibattito sul surriscaldamento globale e le scelte che dividono ambientalisti e governi…salvare il ghiaccio artico o estrarre petrolio?

L’Artico è il luogo dove si saprà se riusciremo a restare nel limite suggerito dall’Accordo di Parigi (aumento di temperatura fissato a +1,5°C), oppure no; nel secondo caso, in pochi anni potrebbe essere la fine e dovremo pensare solamente a salvarci, in qualche modo. Tale è la sensazione che si è avvertita alla conferenza, svoltasi dal 20 al 24 gennaio a Tromsø, cittadina oltre il Circolo polare artico, proprio lì dove i cambiamenti climatici sono più evidenti.

Come mai la conferenza in Norvegia? Perché è proprio la Norvegia, uno degli Stati più ricchi e tra quelli con i programmi più avanzati in tema di protezione ambientale, a trovarsi in una posizione di mezzo, tra le spinte ambientaliste e la necessità di mantenere una ricchezza diffusa, ma che è stata raggiunta proprio attraverso i giacimenti petroliferi nel ghiaccio artico. Tali giacimenti vengono considerati il nemico numero uno di chi ha a cuore l’ambiente e spinge per un futuro senza lo sfruttamento delle energie fossili, prime responsabili dell’aumento dei gas serra nell’atmosfera, che provocano una serie di conseguenze e che porteranno, entro circa vent’anni, alla scomparsa, in estate, del ghiaccio Artico.

Per celebrare i cinquant’anni della scoperta del primo giacimento nelle acque del paese, la Norvegia ha appena concesso ottantatre nuovi permessi di perforazione. Nel 2019 il settore petrolifero farà entrare circa trenta miliardi di euro nelle casse statali solo come tasse dirette. Ma il gioco vale veramente la candela? Oppure per il bene attuale non si pensa alle conseguenze future (un po’ come per la neve artificiale di cui abbiamo parlato sabato scorso)?

…e nell’Adriatico?

Quello affrontato a Tromsø è lo stesso dilemma che ci troviamo di fronte anche noi (esempio il gasdotto Tap e le perforazioni in Adriatico). «Ma se tutti i Paesi produttori di petrolio adottassero questa strategia – è stato risposto alla Conferenza – che in pratica significa “inizino prima gli altri”, come si riuscirà a fare qualcosa di concreto?». Tutti sono d’accordo con la transizione verso un’economia senza carbonio. Solo che non sarà a breve e soprattutto costerà tanto. Come conciliare quindi ambiente e crescita, senza lasciarsi ammaliare dalle sirene della decrescita felice? Questa è, purtroppo, la fatidica domanda da un milione di Dollari…domanda che al momento non ha ancora una risposta univoca. E voi, cosa fareste?