Inquinamento, lo smog ostacola le capacità cognitive

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By paolo

Inquinamento, lo smog ostacola le capacità cognitive. Nuovo studio pubblicato su PNAS

Che l‘inquinamento non facesse bene alla salute era risaputo, oltre che facilmente immaginabile. Adesso arriva però uno studio pubblicato su PNAS, la rivista della National Academy of Sciences of the United States of America (Accademia Nazionale di Scienze degli Stati Uniti d’America). Tale studio, condotto in Cina ed incentrato sulla relazione inquinamento – capacità cognitive, mette in risalto l’impatto negativo che ha l’inquinamento sulle nostre performance.

I ricercatori, dell’Università di Pechino e di quella di Yale (U.S.A.), hanno condotto lo studio per circa quattro anni su un campione di ventimila persone. Durante tale studio, sono state testate le capacità matematiche e verbali dei soggetti sottoposti al test. Al termine si è arrivati alla conclusione che, sebbene non sia possibile dimostrate l’esistenza di un rapporto diretto di causa-effetto tra inquinamento e capacità cognitive, si è potuto comunque evidenziare la relazione tra la presenza nell’aria di sostanze nocive ed il calo delle prestazioni cognitive.

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Le dichiarazioni dei ricercatori

“Abbiamo scoperto che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico ostacola le performance cognitive. Gli effetti sono più pronunciati con l’età, soprattutto tra gli uomini e tra le persone meno istruite. I danni dell’invecchiamento della mente provocato dall’inquinamento atmosferico impongono probabilmente costi economici e sanitari, dal momento che le funzioni cognitive sono importanti per gli anziani, sia per la gestione delle incombenze quotidiane sia per prendere decisioni importanti”.

Non da sottovalutare, dunque, anche l’aspetto sanitario, anche e soprattutto in Italia dove, d’estate, spesso si sente parlare di “giornate a piedi”, “targhe alterne” e tanti altri mezzi messi in atto per far diminuire la quantità di agenti nocivi nell’aria, soprattutto delle grandi città.

Lo studio

Durante lo studio sono stati proposti ventiquattro quesiti di matematica e trentaquattro in cui veniva testato il riconoscimento delle parole. Al contempo sono state prese in considerazione le misurazioni di anidride solforosa, diossido di azoto e particolato sospeso, sotto i 10 micrometri, nelle aree in cui abitavano i partecipanti. E’ stato così, dunque, giungere al risultato della ricerca.

Per chi volesse leggere l’articolo originale pubblicato su PNAS non deve far altro che cliccare QUI.