Riccia: eventi meteo estremi nella storia

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By paolo

Riccia: eventi meteo estremi nella storia. Riviviamo parte della storia del comune raccontando alcuni eventi legati alla meteorologia del paese

Spesso e volentieri vi raccontiamo eventi meteo accaduti nel corso dei secoli, con testimonianze dirette o meno; tocca oggi al comune di Riccia con alcune notizie ricavate dal libro “Riccia nella storia e nel Folk-lore“, scritto da Berengario Galileo Amorosa (1987), ristampa anacronistica dell’edizione di Casalbordino, Stabilimento Tip. Nicola De Arcangelis, e datata 1903.

Dopo i racconti su Campobasso, Agnone, un’alluvione e molti altri, tocca dunque al paese sito nella valle del Fortore, di cui spesso abbiamo parlato, soprattutto durante la nevicata del gennaio 2017.

Riportiamo dal paragrafo “La carestia, il colera ed altri sinistri“:

“Nel 1732 cadde in tutto l’agro una grandine desolatrice. Non potendo i poveri contadini restituire i generi al monte frumentario, il Sindaco Giovanni Amorosa fece loro agevolezze. Dal registro parrocchiale dei morti del 1764 si rileva che in quell’anno in Riccia vi fu una gran carestia e mortalità. Morirono oltre cento persone di fame ed altre 261 di una malattia avente tutti i caratteri dell’influenza. […]

Nei giorni 7 e 8 luglio 1827 due spaventevoli tempeste recarono immensi danni ai comuni di Ielsi, Riccia, Matrice, Monacilioni e Gildone. Nel nostro paese i raccolti furono totalmente distrutti, e fu tale la costernazione dei cittadini che i maggiormente colpiti ne ammalarono, e i genitori di Monsignor Moffa ne morirono.

Il giorno 16 luglio 1835, verso le ore due pomeridiane, un fulmine, caduto sulla chiesa dell’Annunziata, ammazzò tre giovanetti che stavano ad osservare il fuoco artificiale, preparato per la sera dal pirotecnico Giuseppantonio d’Alessandro. Altri dodici giovanetti che pure si trovavano con gli uccisi per la medesima curiosità, caddero a terra tramortiti, ma tosto si riebbero. Nella stessa ora un secondo fulmine colpì nel bosco di Chiusano un pastore, che fu poi trovato morto all’indomani insieme al suo cane sotto un cerro. Un terzo cadde nella Chiesa madre sull’altare di S. Vitale, e un altro scoppiò sulla casa Campensa, ferendo gravemente una donna al gomito destro.

Il nostro agro fu pure orridamente devastato da una fitta grandine caduta il 28 maggio 1841, e nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 1843 un violento acquazzone con vento sciroccale atterrò il campaniletto dell’orologio comunale, insieme ad una cantonata della Chiesa dell’Annunziata”.

Un resoconto abbastanza dettagliato degli eventi succedutisi in paese, almeno dal ‘700 in poi. Chissà quante storie ancora ci potrebbero raccontare i nostri paesi…